La scuola italiana del fortificare alla moderna nei territori Imperiali. Caratteri dei paesaggi da guerra di confine, fra sperimentazione e tradizione (XVI e XVII secolo) Federico Bulfone Gransinigh

Ateneo
Università degli Studi di Udine

Le opere fortificate nei cantieri dell’Innerösterreich, così come l’approccio sistematico all’arte del fortificare visto come elemento codificante l’opera di ordinamento difensivo di due stati, la Serenissima Repubblica di Venezia e l’Impero d’Austria, sono stati il volano al fine di scoprire e approfondire l’opera di una famiglia di architetti al servizio dell’impero.

La figura dei Vintana, come dinastia al servizio delle necessità belliche e difensive dell’Impero a cavallo fra il XVI e il XVII secolo, è emblematica per comprendere l’approccio di difesa attuato sui territori di confine da parte degli Asburgo.

L’Innerösterreich confinava a nord, ovest e sud con i domini della Serenissima e a sud ed est con l’impero Ottomano. Questo termine è stato utilizzato per indicare quella zona territoriale che comprendeva la Stiria, la Carinzia, la Carniola, Gorizia, Gradisca e Trieste nonché vari possedimenti nell’attuale Ungheria.

All’interno di questi confini, nel quadro amministrativo dell’Austria Interiore, l’aspetto della difesa contro il Turco e i nemici fra i quali rientrava anche la Serenissima, va analizzato sotto l’aspetto organizzativo e territoriale. Si deve quindi comprendere il concetto di Confine; esso è luogo geografico “fortificato” sul quale si cercherà di dare una visione esaustiva all’interno di una parentesi temporale di circa due secoli.

La nascita dei Militärgrenze risale all’inizio del 1435, allor quando il re ungaro-croato Sigismondo, a causa delle frequenti incursioni dei turchi, aveva rafforzato i confini del territorio organizzando i così detti tabor.

Questi primi approcci, nell’organizzazione territoriale, ebbero una concretizzazione in particolare dopo la battaglia di Mohač del 1526, anno in cui saliva al potere l’arciduca Ferdinando I d’Asburgo.

Come nei possedimenti della Serenissima, ma con approcci diversi, anche in questo territorio si ebbero delle rilevanti evoluzioni sul piano militare e ossidionale. Le conoscenze e la messa in pratica della scienza militare e dell’organizzazione della macchina territoriale, lo stato austriaco le mutuò dall’esperienze già attuate nei regni preunitari della Penisola.

Casi “da manuale” saranno ben presenti, ma si tratterà principalmente di fortificazioni create ex-novo con i criteri tipici delle architetture centro italiane e della Terra Ferma veneta. Si riconosce, infatti, ai rappresentanti della così detta “scuola italiana” del fortificare alla moderna, l’aver portato all’interno dei territori austriaci le conoscenze derivanti dal substrato culturale del luogo di provenienza.

Gli ingegneri militari e i mastri da muro impiegati fra Stiria, Carinzia, Croazia, Slovacchia e Transilvania furono, viste le premesse, in gran parte italiani: napoletani, toscani, veneziani e “lombardi” (intelvesi, luganesi e campionesi).

Le difese bastionate di Vienna per esempio furono disegnate, nel 1544, da Francesco da Pozzo e Domenico dell’Allio da Lugano, iniziatore dei bastioni di Klagenfurt. Nelle fortificazioni di Wiener Neustadt, antemurale sudorientale di Vienna, erano elencati, nel 1524, come progettisti ed esecutori Antonio de’ Spazio, Pancrazio e Francesco da Pozzo e, nel 1645, Filiberto Lucchese, tutti e quattro di origini ticinesi e dalle terre del Ceresio vennero i capimastri attivi a Radkersburg.

I bastioni nel castello di San Giusto a Trieste furono aggiunti da Antonio de’ Spazio e da Domenico dell’Allio e completati da Giuseppe e Giovanni Battista Vintana.

A Praga lavoreranno a vario titolo come esperti di fortificazioni alla cerchia bastionata e alla cittadella di Vysehrad i ticinesi e comacini Santino de’ Bossi, Carlo, Francesco Anselmo e Antonio Lurago, Bartolomeo Scotti, Domenico Orsi, alle fortificazioni di Budapest, Lipotvar, Ersekujvar, Esztergom, Nagyvarad.

Nelle piazzeforti più interessate dai rifacimenti secondo il sistema bastionato fra l’Ungheria e il principato autonomo di Transilvania a metà del XVI secolo, dal 1541 al 1592, sovrintenderà a tutti i lavori l’architetto Pietro Ferrabosco da Laino d’Interlvi.

A Graz, nel 1544, i lavori furono eseguiti da Domenico de Lalio, Francesco Theobaldi, Pietro Forabosco e Dionisio Taddei (Tade) i quali nel XVI secolo, seguirono la ricostruzione e l’ampliamento della rocca; Giuseppe Vintana, sempre nel XVI secolo, sovrintese alla costruzione della cisterna del castello. I territori della Contea di Gorizia e del triestino saranno interessati dagli interventi sia civili che militari dei Vintana, del Forabosco e di Domenico de Lalio.

Altri come Benedetto della Porta de Riva, il quale seguì la costruzione del palazzo provinciale nel XVI secolo, Antonio Marmoro che nello stesso secolo ampliò il castello e sovrintese alla costruzione del monastero di Graz, Antonio Pozzo progettista del loggiato nel castello Eggenberg, Pietro de Pomis et cetera.

I flussi di conoscenze e pratiche di cantiere permisero la teorizzazione e la nascita di una trattatistica riassumente le nozioni espresse dai vari architetti; queste conoscenze architettoniche e ingegneristiche, vennero distillate successivamente da intendenti da guerra di origine italiana, impegnati nei territori austriaci al servizio degli Asburgo.

Fra questi si ricordano le opere scritte Lazarus von Schwendi, capitano generale dell’imperatore Massimiliano II in Ungheria dal 1565 al 1568, da Giorgio Basta, comandante alle dipendenze dell’imperatore Rodolfo II in Ungheria e Transilvania dal 1596 al 1606 e dall’italiano Raimondo Montecuccoli, feldmaresciallo e comandante in capo degli eserciti asburgici dal 1664 al 1680.

Una svolta, quindi, dal punto di vista della fortificazione territoriale si ebbe con l’avvento di Ferdinando I d’Asburgo, preoccupato dopo l’avvenuta conquista di Buda, capitale dei Turchi in Ungheria, posta a solo 220 chilometri da Vienna.

In questo insieme di soggetti e momenti del fortificare si inseriscono gli esponenti della famiglia di architetti Vintana, stabilitisi nei territori della Contea di Gorizia e nominati, di generazione in generazione, soprintendenti alle fortificazioni dei territori dell’Austria Interiore.

La ricerca ha voluto quindi sottolineare le diversità e i punti di contatto fra due realtà politiche e amministrative come quella austriaca e quella veneta, analizzando l’approccio sostenuto dalle due nei confronti del concetto di confine.

La schedature delle architetture fortificare e la creazione di reti e paesaggi da guerra ha lasciato agli studiosi d’oggi il compito di valorizzarne la memoria e la matericità non solo attraverso la ricerca d’archivio e delle emergenze architettoniche ma studiando processi di implementazione della conoscenza anche attraverso percorsi creati in sinergia con stati confinanti e macro entità europee.

Lascia un commento