Conoscere valutare trasformare Lorenzo Diana

Ateneo 
Sapienza Università di Roma

La contrazione dei fondi a disposizione delle Aziende Territoriali di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP), genera situazioni critiche per quanto riguarda la gestione e l’organizzazione degli interventi ordinari e straordinari sul patrimonio residenziale gestito. La situazione risulta particolarmente critica coniugando da un lato questa contrazione dei fondi e dall’altra la necessità di interventi migliorativi straordinari. Un’ottimizzazione delle risorse a disposizione si dimostra necessaria e si concretizza nell’introduzione di strumenti di indirizzo che permettano la conoscenza ed il confronto degli oggetti componenti il patrimonio con la conseguente individuazione di quelli prioritari verso cui indirizzare le risorse per programmi di rigenerazione sostenibili.

Il presente studio si inserisce nell’ambito di ricerca sugli strumenti di valutazione degli edifici esistenti e si propone come un utile supporto al decisore nelle scelte operative. La ricerca propone una lettura delle caratteristiche degli edifici esistenti in funzione delle criticità presenti e della loro predisposizione a subire interventi migliorativi. Nello specifico lo studio si basa sulla valutazione congiunta delle caratteristiche tipologiche, strutturali ed energetiche. I tre aspetti sono stati ritenuti paradigmatici al fine di esprimere un giudizio completo sulle specifiche degli oggetti indagati. L’obiettivo principale è la determinazione di uno strumento integrato di valutazione in grado di cogliere il legame esistente tra tipologia e costruzione. Il metodo fornisce per ogni edificio analizzato e per ciascuno dei tre aspetti indagati un valore che quantifica il livello di criticità raggiunto (GDC – grado di criticità) e un valore che quantifica la predisposizione alla trasformazione (GDT – grado di trasformabilità).

La necessità di un giudizio speditivo è dettata dalla natura di indirizzo e di prevalutazione che il presente studio intende proporre. In particolare l’approccio proposto si focalizza sull’ERP, proponendosi come strumento in grado di indirizzare e supportare gli operatori nella gestione del proprio patrimonio. Il patrimonio analizzato è stato quello del 1° PEEP (1964) di Roma (Bossalino Cotti 2000; Albano 2001).

Negli ultimi anni si è assistito alla diffusione di un’ampia gamma di metodi di valutazione del comportamento dell’ambiente costruito, alcuni dei quali di indubbia efficacia (Terzigni 2012). Diverse ricerche ne hanno dimostrato la validità e l’applicabilità (Cost Action TU0701). Quello che risulta carente è tuttavia la capacità di esprimere giudizi di indirizzo che possano far individuare all’interno di vasti insiemi, gli edifici più opportuni su cui intervenire.

Sull’ERP importanti studi sulla valutazione delle qualità presenti si sono diffusi nel passato (Fattinnanzi et al. 2000) ma nel corso degli anni hanno perso di incisività a discapito di un interesse sempre maggiore per gli aspetti tecnologici.

Nello specifico, la sezione tipologica si basa sulla valutazione delle modalità con cui l’assetto tipologico determina situazioni critiche e quanto tale conformazione garantisca possibilità trasformative. Attraverso un set di indicatori alle diverse scale (conformazione degli alloggi, esposizione e taglio, sistema distributivo verticale e orizzontale, etc.) si punta a quantificare numericamente le criticità presenti, valutando in parallelo, con ulteriori indicatori, la predisposizione alla modificazione. Il procedimento proposto si basa su un’evoluzione del metodo SISCo qualità (Fattinnanzi 2011).

Da un punto di vista strutturale ci si è rivolti alla valutazione del comportamento sismico delle strutture. Ci si  inserisce nel campo delle valutazioni di vulnerabilità sismica alla scala urbana (Lagomarsino Giovinazzi 2006), nello specifico delle valutazioni orientate alla definizione delle priorità di intervento (FEMA 2015; Duvernay 2005).

Il metodo relativo agli aspetti sismici si presenta come un’implementazione del sistema di catalogazione di I livello svizzera “Fiche I CH-OFEG” già implementata dal DICAT dell’Università di Genova. Il lavoro si è principalmente rivolto alla trasformazione di alcuni indicatori presenti e all’inserimento di nuovi in grado di descrivere al meglio il comportamento dei complessi di grande dimensione. Il metodo si basa su una stima semplificata del rischio sismico, secondo un set di indicatori che descrivono l’entità del danno possibile e la probabilità del crollo. La stima del GDC è direttamente connessa alla stima del rischio mentre il GDT è determinato in funzione all’efficacia riscontrata dall’applicazione di interventi pilota.

La sezione relativa agli aspetti energetici si basa sullo studio dell’indice di prestazione energetica invernale dell’involucro EPi,invol, uno degli indici presenti nella normativa energetica italiana (DM 2015). Tale indicatore è stato selezionato in quanto idoneo a descrivere le ingerenze della morfologia e dei materiali sulla richiesta energetica globale. Il GDC è direttamente connesso al valore di EPi,invol e al suo confronto con i valori limite di normativa mentre il GDT è calcolato in base all’efficacia di alcuni interventi pilota.

In conclusione, lo strumento fornisce per ogni edificio esaminato sei valori numerici: tre che esprimono informazioni relative alle criticità evidenziate e tre relative alla trasformabilità. L’approccio alla valutazione integrato presentato ha influenze in vari ambiti e lascia spazio a diversi tipi di interpretazioni ed utilizzo. Le principali influenze sono in ambito analitico-conoscitivo ed operativo-progettuale. In ambito analitico-conoscitivo la ricerca propone una modalità di lettura dell’esistente, fornendo un contributo agli strumenti di indagine sull’ambiente costruito. La speditività nell’espressione del giudizio garantisce il confronto tra insiemi anche vasti di complessi residenziali.

In ambito operativo-progettuale la ricerca fornisce uno strumento utile per la conoscenza preliminare dello stato di fatto e per la stesura di linee guida di indirizzo al progetto. La trasformabilità si dimostra dunque elemento centrale, che cerca di legare il possibile futuro intervento alla predisposizione degli edifici a subire interventi di rigenerazione.

Gli sforzi futuri si dovrebbero orientare alla verifica dell’affidabilità del metodo: l’applicazione ad una vasta gamma di edifici anche di città diverse ne verificherebbe l’affidabilità globale; l’approfondimento di modellazioni di dettaglio di casi limite (relativamente agli aspetti strutturali ed energetici) garantirebbe la verifica dell’affidabilità dei giudizi; la verifica del costo parametrico di alcuni interventi standard validerebbe l’attendibilità dei giudizi sulla trasformabilità. Riguardo la funzionalità dello strumento, si potrebbe prevedere una sua apertura da un lato al BIM così da avere un giudizio immediato al momento della creazione del modello informatico e dall’altro al GIS così da avere una mappatura territoriale completa.

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